Esiste, nell'arte contemporanea, un modo
di fare pittura che immediatamente si pone lontano dalla "pittura
pura" (in cui includiamo, e con tutto rispetto, il realismo)
anche se ne evoca in qualche modo il piacere e in apparenza la
finalità, e che solo superficialmente può essere
avvicinata alla pittura "tecnico-estetizzante", anche
se ne utilizza i moduli semiotici, cioè il metodo della
composizione o della costruzione.
Questa pittura rappresenta i suoi oggetti, in genere estrapolandoli
dalla realtà, come avveniva nel surrealismo classico,
eliminando però ogni allusione o sospetto di assurdità
(soggettiva o oggettuale) grazie a una "precisione quasi
dolorosa" e a una "prospettiva di tormentosa evidenza",
che costituiscono al tempo stesso la forma e il contenuto del
fatto pittorico. Partendo da queste osservazioni (Sedlmayr) e
sviluppandole, ipotizziamo in questa pittura una nuova fase del
surrealismo: che potremo chiamare surrealismo critico.
Possiamo anche dire che ciò coincide con la coscienza
della impossibilità del "ritorno alle origini",
- supremo mito dell'artista in questo secolo, - e quindi con
la coscienza di un necessario rapporto storico con gli uomini,
- tutti, - e con la realtà, - quella in atto.
E possiamo terminare aggiungendo che questa chiarificazione "in
progress" non concerne solo la pittura, ma la cultura in
genere, anche perchè permette la coincidenza di posizioni
critiche o operative attualmente in conflitto.
E' comunque in questo contesto, così aperto al futuro,
che ci sembra corretto (e bello) inserire la pittura di Pescatori,
la sua preoccupazione di dare un significato alla forma, di evidenziarne
il contenuto umano e quindi l'ordine a cui il messaggio pittorico
si riferisce, insomma la sua precisa intenzione di dare una destinazione
all'opera d'arte.
La creatività "libera" è sostituita,
nei suoi quadri, dalla costruzione, ma la costruzione ha una
finalità: e quindi tanto più è soggettiva,
quanto più è generalizzabile e viceversa.
Gli elementi da cui attinge l'Autore, sembrano infatti provenire
dai più riposti depositi dei ricordi e delle fantasie
dell'inconscio.
Le fallocrazie degli oggetti usuali trasformati in composizioni
che denunciano la falsa mitologia capitalista, si contrappongono
ordinatamente alle folle dei "pesci" boccheggianti
e disumanizzati, alle ossessioni delle ripetizioni culturali.
Il riferimento alla "Natura Morta" del Caravaggio o
il frammento (quasi incorporeo e più che mai ellenistico)
della statua antica, sono la contrapposizione ironica e didattica
a ben altre "nature morte": quelle che il pittore di
oggi, testimone ben più infelice del suo predecessore
(come ci informa la spugna intrisa di file sulla punta del pennello),
può offrire ad una umanità che percepiano attraverso
le forme della sua dissoluzione, - le angosce delle camicie stese,
i pesci asfittici e meccanizzati, i tubetti spremuti e abbandonati,
le foglie corrose e accartocciate.
Ecco, nel quadro di una lettura che può essere condotta
su due binari, - l'uno di critica pittorica in senso strutturale
e l'altro di critica pittorica in senso psicanalitico, - questo
ci sembra il significato del "rigore" e della "serenità"
che costituiscono l'elemento "fantastico" di tutta
la pittura di Pescatori: l'ordine introdotto nell'inevitabile
e drammatica libertà dell'inconscio, indica la finalità
del messaggio.
In altre parole, indica lo scopo umano, e quindi politico, che
Pescatori attribuisce alla sua esistenza di pittore.